Accade ad un certo punto della nostra vita che si verifichi una riduzione del volume e del numero delle cellule nervose, della morfologia e del numero delle sinapsi che siamo capaci di “creare”. Il calcolo è presto fatto: a partire dai 30 anni le cellule nervose cominciano a morire per apoptosi. Dopo i 70 anni si possono perdere anche 100.000 neuroni al giorno. Numerosi studi negli anni hanno collocato il momento a partire dal quale iniziamo ad invecchiare. Lo hanno ritenuto generazioni di scienziati. Nel 2018 è stato pubblicato su Nature persino uno studio secondo cui la neurogenesi nell’uomo si spegnerebbe dopo l’infanzia. Ma altre ricerche indicano che alcune aree, tra cui l’ippocampo, ossia il centro dove si formano i ricordi, producono costantemente nuovi neuroni. In ogni caso, non si smette di costruire ponti tra le cellule nervose: le sinapsi (dal verbo greco synápto, congiungo). Sono quelle connessioni a strutturare la nostra intelligenza.
Cento miliardi di neuroni e un numero incalcolabile di connessioni. Il suo “linguaggio”: minime correnti elettriche e circa 50 sostanze chimiche. Il nostro cervello sovrintende tutto ciò che ci accade e anche il lavoro dell’organismo elaborando tutti i segnali che arrivano dall’esterno, immagazzinando i ricordi e, soprattutto, permettendoci di ragionare. Una capacità che nel tempo tende a diminuire per ragioni studiate da molti decenni. Più di recente uno studio ha tentato di scoprire come il cervello bilancia individualità e lavoro di squadra, rivelando un principio universale di efficienza e adattabilità presente in diverse specie. Una capacità che nel tempo diminuisce sempre di più. Ad un certo punto è come se si smettesse di imparare. E poiché il cervello è una macchina per l’apprendimento e giova alla sua salute imparare nuove cose il cambio di passo si fa sentire. Negli animali da laboratorio allevati in ambienti ricchi di opportunità per nuove esperienze, si sono trovate sinapsi più numerose che nei cervelli di animali vissuti in gabbie standard. E studiando, leggendo, si crea una specie di riserva cognitiva in grado di compensare l’eventuale declino: distrutta una via fra i neuroni, la si rimpiazza con un’altra. Discorso a parte merita la memoria. Tante persone raggiungono un’età veneranda con la lucidità di sempre. Una fortuna dettata dei geni ma anche dal modo in cui hanno vissuto. In realtà, però, i lapsus sono molto comuni, e non c’è da immaginare che si diventerà dementi se capita di dimenticare qualcosa a 30 o a 70 anni. Ricordare nomi e numeri, date ed eventi sono esempi di memoria detta di rievocazione il cui calo inizia già intorno ai vent’anni. I piccoli deficit corrispondono al cambiamento che interessa con l’età tutto l’organismo, dalla pelle alla resistenza cardiovascolare. Perché per il cervello dovrebbe essere diverso? I banali problemi di memoria non sono preoccupanti di per sé, tanto più che la facoltà può essere esercitata, attraverso la ripetizione di poesie, per esempio, sia imparando a concentrare l’attenzione sui concetti che si vogliono fissare. Diventano anomali quei vuoti che si ripetono, come dimenticare ogni giorno dov’è parcheggiata l’auto oppure un’intera conversazione con una persona, perfino la strada per tornare a casa. Ricerche recenti suggeriscono che il rallentamento apparente nell’elaborazione mentale riflette, in parte, la ricca miniera di informazioni che il cervello più saggio deve ordinare.
Intanto la storia pullula di esempi che testimoniano come si possa smentire il declino inevitabile con l’età e dei relativi interessi per la vita. Tiziano si fa l’autoritratto intorno ai 90 anni. Lavorerà ancora per nove anni, come ricordano Giangiacomo Schiavi e Carlo Vergani nel loro libro per Centauria Non ho l’età: «Il Tintoretto si ritrae a 70 anni, Leonardo a 60, Michelangelo si raffigura nel Giudizio universale con i tratti di san Bartolomeo quando di anni ne ha 65». Giorgio de Chirico dipinge Sole sul cavalletto a 85 anni, Marc Chagall Il pittore e la sua fidanzata a 93. A 87 anni, Pablo Picasso in pochi mesi realizza 347 incisioni. Gioachino Rossini compone la Petite messe solennelle a 71 anni. Ennio Morricone, nato nel 1928, riceve il secondo Oscar a 88 anni, per la colonna sonora del film The Hateful Eight. Andrea Camilleri, classe 1925, ha sfornato gialli e romanzi. Il cervello si modifica continuamente in risposta alle esperienze e alle nuove informazioni, a tutte le età. Si chiama plasticità questa qualità per cui attraverso l’apprendimento cambiano le connessioni tra i neuroni. Mutare il modo di pensare o rettificare un comportamento abituale induce alterazioni nei corrispondenti sistemi cerebrali coinvolti. Per esempio, la psicoterapia insegna a ribaltare gli schemi mentali negativi di pensiero e di comportamento: le scansioni di imaging, le fotografie del cervello, mostrano i mutamenti prodotti dalle terapie psicologiche. C’è sempre tempo per diventare persone migliori. Qualcuno si chiede con immensa curiosità dove vanno a finire fisicamente le cose apprese e memorizzate? Come vengono archiviati i ricordi complessi? Anche qui, non tutto è chiaro. Sappiamo però che i ricordi non vengono immagazzinati nel cervello come fotografie, ma vengono in realtà scomposti nei loro costituenti (colore, sapore, movimento, profondità, intensità, suono e così via).
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Il mistero maggiore riguarda molte capacità che sembrano scomparire con l’età. Eppure. Ci si domanda anche come facciano i frammenti dispersi nelle varie aree del cervello a ricomporsi, all’occorrenza, in qualche millesimo di secondo, facendo riemergere il ricordo completo. Più facile, intanto, è capire perché alcuni ricordi si perdano (o vengano fatti sparire volontariamente): basta che il percorso “facilitato” tra le sinapsi si cancelli o si indebolisca, e il ricordo diventa inaccessibile. Alcuni studi fanno nuova luce sul funzionamento della memoria: anche ricordi che sembravano persi per sempre possono essere riportati alla mente. La ricerca sui temi dei ricordi, delle capacità che diminuiscono con gli anni sono al centro dell’interesse della scienza. Il campo è aperto e le tesi sono talvolta differenti. Persino opposte. L’elisir di lunga vita, anzi di lunga memoria, è ancora lontano da venire.