Incontri colorati, quando l’intercultura vuol dire davvero qualcosa

L’intercultura è stata sempre associata in una scuola alla presenza di alunni provenienti da altre culture. In realtà l’intercultura è uno stile di vita e un atteggiamento di apertura verso l’altro che è ricchezza è opportunità non ostacolo; si è educati all’alterità al rispetto verso l’altro che vuol dire arricchimento, un completarsi ma soprattutto condividere una cultura che rappresenta un dono.


di mariantonietta campobasso*


L’intercultura come il teatro dovrebbero essere percorsi costanti nelle scuole, parte di una programmazione didattica perché aiutano a formare una mente aperta alla novità all’altro alle emozioni. Non è necessaria la presenza di un alunno straniero ( che poi straniero non è se nato in Italia) per realizzare percorsi interculturali, ma la consapevolezza che educare all’alterità vuol dire far viaggiare la mente del bambino in altre culture , che sia  formazione di un’identità consapevole rispettosa verso il prossimo.

Educare all’intercultura, anzi educare alla diversità è un obiettivo rilevante perché la scuola dell’infanzia, in presenza di una realtà palesemente multiculturale, dovrebbe tendere ad un’educazione alla fratellanza, al rispetto dell’alterità, alla valorizzazione della diversità, considerandola sempre come una grande risorsa, mai ostacolo o un problema.

Sicuramente la scuola dell’infanzia ha raggiunto ottimi traguardi, introducendo non più una formazione tradizionale e poco stimolante, ma ponendo attenzione a ciò che circonda la nostra realtà, tra cui la presenza di una società multietnica. La scuola come luogo d’incontro per realizzare tutto ciò, con la collaborazione dei docenti e dei genitori, come garanzia di uno dei più importanti diritti per un bambino sia autoctono che “straniero”: il diritto allo studio e alla formazione.

Affinché tutto questo possa realizzarsi urge decentrarsi, andare oltre gli stereotipi, ogni scuola dovrebbe munirsi di un kit per l’intercultura, materiale adeguato, di un mediatore culturale per realizzare un progetto interculturale valido.

Integrazione che diventa sinonimo d’interazione, integrare una nuova cultura vuol dire farla interagire con noi, aprirsi alla novità, collaborare accogliere. Mi soffermerei sull’accezione della parola “accoglienza” che non è altro che affidarsi all’altro o meglio fidarsi dell’altro, una nuova lingua una nuova cultura che nutre speranza verso chi tende la mano, educare i bambini a tutto questo è essenziale perché educare al rispetto all’apertura e all’incontro vuol dire plasmare una mente aperta libera di pensare e responsabile.

Un bambino che arriva con la sua famiglia da un paese lontano si affida crede nell’altro ma soprattutto spera di vivere con l’altro la meravigliosa mixitè che rappresenta quell’unione di mondi che crea solo cose meravigliose se vissuta senza pregiudizio, quel giudizio affrettato che lede la dignità di un essere umano.

La creazione nelle scuole di un salotto interculturale per accogliere condividere creare percorsi con degustazioni culinarie offre una grande opportunità: l’incontro, l’arricchimento e soprattutto allontanare la xenofobia, quella paura dello straniero, di ciò che non conosciamo, ma che in realtà è una meravigliosa risorsa. L’interculturalità è un progetto che mira all’attenzione e non alla separazione, vista sempre come elemento aggregante che valorizza le differenze.

Formare i bambini in modo consapevole, eliminando nella loro crescita ogni forma di pregiudizio o preconcetto altamente negativo, occorre andare oltre navigare verso il nuovo…decentrarsi. Solo così l’intercultura diventa interazione tra noi e il mondo, l’insegnante diventa il regista di questo progetto, colui che media, che incoraggia e che stimola a ricercare e trovare il piacere nella diversità, sinonimo di ricchezza.

Si richiedono competenze, piacere nell’aggiornarsi e documentarsi, credere nelle proprie capacità professionali e mettere tanta passione in ciò che si fa e si crede. Attuare un importante passaggio: dall’accoglienza alla cura delle relazioni, un progetto che non deve far parte di una pedagogia interculturale, ma configurarsi come atteggiamento da condurre per tutto l’anno scolastico.

Un angolo fatto di poltroncine, tappeti cuscini, con un cartellone dove vengono incollate le immagini le foto dei bambini provenienti da altre culture, un angolo dove le mamme leggono storie a sfondo interculturale ai loro bambini , tutto racchiuso in un  percorso finale con un banchetto con pietanze interculturali.

La convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza recita: “ Tutte le bambine e i bambini del mondo hanno gli stessi diritti. Non ha importanza il colore della pelle, la religione, se sono ricchi o poveri”, quando parliamo di diritti umani tutti sono uniti in un solo colore: quello dell’amore…

  • pedagogista di frontiera nelle scuole della Puglia

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