Il narcisismo che fagocita tutto e tutti

Il narcisismo è l’amore per la propria immagine, per se stessi. Ciò fa riferimento al mito di Narciso che, innamoratosi di se stesso e rifiutando l’amore di tutti, avendo guardato la propria immagine riflessa nell’acqua, vi si tuffò e morì. Il termine “narcisismo” fu coniato da Havelock Ellis e da Paul Nacke nel 1899. Con tale termine si voleva indicare quella perversione sessuale tale per cui l’oggetto dell’amore non è l’altro, ma la propria persona.


di francesco martinelli


E’ entrato nel lessico psicoanalitico grazie agli studi di Sadger nel 1908. Freud in “Introduzione al narcisismo”, nel volume settimo a pag. 443, scrive che il narcisista “…tratta il proprio corpo allo stesso modo in cui è solitamente trattato il corpo di un oggetto sessuale, compiacendosi cioè sessualmente di contemplarlo, accarezzarlo e blandirlo, fino a raggiungere attraverso queste pratiche il pieno soddisfacimento. Sviluppato fino a questo grado il narcisismo ha il significato di una perversione che ha assorbito l’intera vita sessuale dell’individuo, ed è quindi soggetto alle aspettative con cui ci accostiamo allo studio di tutte le perversioni”. Per comprendere bene il narcisismo, è importante capirne la genesi, per questo parlerò per sommi capi delle prime fasi dello sviluppo psichico del bambino.

Nei “Tre saggi sulla teoria sessuale”, Freud notò che le prime sensazioni di piacere del neonato nascono con l’assunzione di cibo ( la suzione), questo fatto è di primaria importanza: ciò è alla base della pulsione di autoconservazione che coincide con il piacere dell’atto del succhiare, con la libido quindi. Freud associò  la pulsione di autoconservazione all’Io come pulsione dell’Io. Fino a questo momento la psicoanalisi freudiana aveva riconosciuto come unica fonte di energia per l’individuo la sola libido, ora invece ne introduce un’altra: la pulsione di autoconservazione.

L’Io, oltre ad essere ritenuto come istanza che rimuove la pulsione, ora viene inteso come pulsione stessa. Freud giunse a tale conclusione grazie a studi di biologia e psichiatria. Dal punto di vista biologico osservò che la sessualità è soggetta alla procreazione, vale a dire alla specie.

La procreazione a sua volta può confliggere con l’autoconservazione. Lo stesso vale per la genesi della nevrosi che appunto nasce dal conflitto tra pulsione sessuale e pulsione di autoconservazione. Freud dai suoi studi sull’isteria, constatò che la pulsione di autoconservazione è più forte di quella sessuale. Ciò gli fu suggerito dall’osservazione sul complesso edipico:  se il bambino avesse ceduto al desiderio di unirsi fisicamente alla madre, sarebbe sicuramente punito, mettendo a rischio la propria vita, per cui se ne astiene.

Per quanto riguarda l’ipotesi psichiatrica, bisogna far riferimento agli studi di Karl Abraham sulla schizofrenia. Secondo questo psicoanalista, la perdita della realtà degli schizofrenici sarebbe possibile grazie al fatto che l’Io ritira la libido dagli oggetti per poi riversarla su di lui.

Freud, nel volume ottavo delle sue Opere, a pag. 566, scrive: ”Già nel 1908 Karl Abraham, dopo uno scambio di opinioni con me, formulò la tesi che il carattere principale della dementia  praecox (annoverata tra le psicosi ) consiste nel fatto che in essa manca l’investimento libidico degli oggetti. Ma allora si sollevò l’interrogativo: che cosa avviene della libido dei dementi distolta dagli oggetti? Abraham non esitò a dare la risposta: essa viene fatta riconvergere sull’Io e questa riconversione riflessiva è la fonte del delirio di grandezza della dementia praecox. Il delirio di grandezza si può paragonare benissimo alla nota sopravvalutazione sessuale dell’oggetto nella vita erotica normale. Imparammo così per la prima volta a comprendere un tratto di un’affezione psicotica mediante il riferimento alla vita amorosa normale”.

Per Freud il narcisismo è l’investimento dell’Io da parte della libido oggettuale, da parte dell’energia sessuale che è diretta sul mondo esterno. Nel volume ottavo, a pag. 567, Freud scrive: “Per dirla in breve, ci siamo rappresentati il rapporto tra libido dell’Io e libido oggettuale in un modo che posso illustrarvi con una similitudine tratta dalla zoologia.  Pensate a quegli esseri viventi semplicissimi (le amebe) , che sono composti da un grumo scarsamente differenziato di sostanza protoplasmatica. Essi emettono dei prolungamenti, chiamati pseudopodi, nei quali fanno affluire la sostanza del loro corpo. Possono però anche ritirare questi prolungamenti e raccogliersi di nuovo a forma di grumo. Noi paragoniamo l’emissione di questi prolungamenti di libido sugli oggetti, mentre la massa principale della libido può rimanere nell’Io; e supponiamo che in condizioni normali la libido dell’Io possa venir trasformata senza impedimenti in libido oggettuale, e che quest’ultima possa nuovamente essere assunta all’interno dell’Io”.

Nella prima infanzia l’Io è in uno stato indifferenziato, il succhiare al petto della madre è utile , per l’infante, sia per l’autoconservazione che per soddisfare il piacere sessuale. Il neonato, dice Freud, è inizialmente narcisista ( narcisismo primario), in quanto la libido è rivolta verso se stessi, in maniera autoerotica sul proprio corpo.

Il narcisismo secondario emerge in unione con uno sviluppo deficitario, cioè nevrotico. Freud afferma che alle nevrosi narcisistiche appartengono le schizofrenie, sia perché vi è una perdita della realtà, sia per mancanza di capacità di traslazione. Anche l’omosessualità si fonda su una scelta oggettuale narcisistica, così come altre forme di innamoramento inconscio del proprio Io.

Jones nel 1955 è stato il primo a descrivere i tratti caratteriali patologici del narcisismo. Come tanti altri altri autori, come la Klein, Otto Fenichel, Kohut e, il mio preferito, Otto Kernberg.

Quest’ultimo distingue il narcisismo in: 1) Narcisismo semplice, 2) Personalità narcisistica con tratti antisociali, 3) Sindrome di narcisismo maligno, 4) Personalità antisociale.

Kernberg afferma che il nucleo della difesa narcisistica consiste in una identificazione inconscia con tutto ciò che è buono in sé e negli altri. Le qualità positive degli altri vengono riferite a se stessi, ciò serve a rimuovere la propria aggressività.

Così si può pensare di essere perfetti senza confliggere con le altre persone.  Il bambino che non è amato, ma solo ammirato per le cose belle che fa, cercherà negli altri solo l’ammirazione. Egli è convinto che il buono è solo dentro di lui e non si aspetta niente dal di fuori. Secondo questo autore, questo meccanismo difensivo viene attivato contro l’invidia. Rappresenta il lato opposto di quel terribile sentimento che gli fa percepire che gli altri hanno tutto ciò che si possa desiderare e non lo si ha.

L’invidia forse è peggio dell’odio, questo sentimento è rivolto contro tutto ciò che si vuole distruggere, mentre l’invidia ci fa odiare ciò che noi stessi vorremmo. Per avere ciò che desidera il narcisista diventa un manipolatore, agisce sui sentimenti delle persone, mente, le svaluta, le fa sentire in colpa , le annienta, o almeno cerca di farlo. Manca di empatia.

Le forme più terribili sono il narcisismo maligno e quello antisociale. Il narcisista antisociale sfrutta, truffa, è un disonesto e un irresponsabile col denaro. Compie atti criminali: furti, omicidi, traffico di sostanze stupefacenti, prostituzione. Questo è solo un quadro generale , ovviamente. Però ho voluto dare un’idea “ scientifica “ del narcisismo, perché ho sentito molte imprecisioni al riguardo.  Queste poche cose che ho scritto sono basate su studi seri e controllati, fatti dai più importanti esperti in materia di psicoanalisi.

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