Politici, istituzioni, pezzi di servizi segreti, imprenditori, famiglie ed affari, paesi stranieri e server duplicati, un numero immenso di persone spiate per i più diversi motivi. Un vero e proprio “pericolo per la democrazia, poiché la banda può tenere in pugno le istituzioni” ha scritto e detto il pm come si legge negli atti. Tra gli indagati, anche Del Vecchio jr. e Matteo Arpe. Una vicenda che ha allertato tutte le istituzioni e lo stesso ministro della Giustizia, Nordio che ha detto di: “adeguare leggi e tecnologie”. Nel frattempo il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha chiesto gli atti dell’inchiesta di Milano sui dossieraggi, compatibilmente con il segreto istruttorio. Di tutto sta emergendo dalle carte diffuse finora dai documenti dell’intelligence. Ecco la sintesi di una storia inquietante che mina nel profondo la democrazia…
di francesco de rosa
Il gruppo degli indagati godrebbe, si legge nell’ordinanza, di “appoggi di alto livello“, anche “quello dei servizi segreti, pure stranieri“. Il Comitato vuole così vederci chiaro per i profili che riguardano il coinvolgimento degli 007, come ha fatto in passato con l’inchiesta di Perugia legata agli accessi alle banche dati del finanziere Pasquale Striano.
E stando alle ipotesi della Dda di Milano, che indaga sui presunti dossieraggi illegali, sarebbero anche molte di più di 800mila le persone che sono state spiate con accessi abusivi alle banche dati. L’altro nome convolto infatti, Nunzio Samuele Calamucci, come emerso dagli atti, diceva che avrebbe avuto “a disposizione” un “hard disk contenente 800mila Sdi“, dettagliate informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine. Gli indagati volevano nascondere tutto nei tre server che avevano attivi: in Italia, a Londra e in Lituania. Era l’archivio dell’ex poliziotto Carmine Gallo sequestrato nel server in Lituania. Ad essere indagato e pienamente coinvolto è anche Pierfrancesco Barletta, ex socio di minoranza della società di investigazioni Equalize srl con il 5%, che è stato nel cda di Leonardo-ex Finmeccanica, e che ora è il vice presidente della Sea (aeroporti milanesi) carica dalla quale ha deciso di autosospendersi, “in attesa di chiarire i fatti e rinunciando sin da ora ai relativi compensi”.
Ciò che emerge dagli atti dell’indagine della Dda milanese è un quadro inquietante per il quale in cui risultano 51 indagati. E spunta una intercettazione del maggio 2023 in cui Enrico Pazzali, manager di Fondazione Fiera Milano (ruolo dal quale si è ora autosospeso), consigliere dell’università Bocconi e principale socio della Equalize srl, negli uffici della sua società di investigazioni, chiede tra l’altro ai suoi anche di fargli un report sul presidente del Senato Ignazio La Russa. Tra gli spiati ci sarebbe anche il figlio Geronimo La Russa. Un particolare che ha suscitato la reazione dello stesso presidente del Senato che si è detto “disgustato dal fatto che ancora una volta” i suoi figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa’ di chiamarsi La Russa. E ancora: “Conosco da anni Enrico Pazzali, che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Attendo di avere altri elementi, quindi, prima di un giudizio definitivo assai diverso su di lui. È noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano da FdI ne tantomeno da me e sono stupito più che allarmato, dalle notizie di una sua azione di dossieraggio nei miei riguardi”.
Come si legge negli atti dell’inchiesta, il 19 maggio 2023, Pazzali “stavolta (…) vuole venga realizzato un report” sul presidente del Senato. E indica nome e cognome e dati da inserire sulla piattaforma Beyond. “Del cinquantatré!”, “No, ha settantacinque anni lui na… vai giù… giù, giu… questo.. diciotto luglio. Esatto, abita in…(incomprensibile)…”.
E ancora : “E metti anche un altro se c’è… eh… come si chiama l’altro figlio? Come si chiama? Eh… Geronimo, come si chiama, Geronimo La Russa? (…) ma non si chiama Geronimo (…)”. “Antonino? Metti Antonino La Russa?”, “Lui è dell’Ottanta… infatti, c’è La Russa Antonino Junior Giovanni … vediamo… (incomprensibile)… stavo pensando sia Antonino che Ignazio… il Kpmg dove è?”, parlando della società internazionale di revisione e consulenza. Pazzali ai suoi chiede ancora, riferendosi al terzogenito dell’esponente di FdI: “Leonardo sull’intelligence non ha niente?”.
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Il pm: “Appoggi anche in ambienti mafiosi e dei servizi segreti”
Dalle carte dell’inchiesta emergono altri particolari. Che la presunta associazione per delinquere godrebbe “di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri” e gli indagati “spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi”. Lo ha scritto proprio negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi, che spiega che il gruppo riconducibile alla società Equalize ha una struttura “a grappolo”: ogni “componente” e “collaboratore” ha a sua volta “contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni” con cui “reperire illecitamente dati”.
Nunzio Samuele Calamucci, come si legge negli atti della Procura, “avrebbe avuto la preoccupazione di “mettere da parte”, ossia trasferire dati, “sei, sette milioni di chiavette che c’ho io”. Aveva una “mole di dati da gestire – scrivono i pm – enorme, pari almeno a 15 terabyte”, si legge negli atti dell’inchiesta della Dda di Milano. Non solo. Spuntano anche presunti dossier su cittadini russi negli atti dell’inchiesta della Dda di Milano sulla banda di cyber-spie. Samuele Calamucci, hacker del gruppo, intercettato parla di un “report” su un “famoso oligarca russo” e in altri passaggi i pm scrivono che si è cercato di accertare l’identità del russo e l’unico elemento è “una vicenda che vede coinvolti dei cittadini russi-kazaki (Victor Kharitonin e Alexandrovich Toporov)” e “la costruzione di un hotel a Cortina d’Ampezzo e la gestione di svariati resort di lusso”. Un accesso abusivo, poi, avrebbe riguardato Vladimir Tsyganov e Oxana Bondarenko, attivi nel settore moda. Intercettato, Calamucci dice anche: “Noi abbiamo la fortuna di avere clienti top in Italia…i nostri clienti importanti… contatti tra i servizi deviati e i servizi segreti seri ce li abbiamo, di quelli lì ti puoi fidare un po’ di meno, però, li sentiamo, fanno chiacchiere, sono tutte una serie di informazioni ma dovrebbero diventare prove, siccome quando poi cresci, crei invidia, soprattutto”. E ancora, nell’aprile del 2023, poi, Gallo parlò con Calamucci “dell’opportunità che il gruppo” si doti “della tecnologia necessaria per effettuare autonomamente i ‘positioning’”, ossia la localizzazione dei cellulari.
Calamucci: “La macchinetta costa un caz…”. Gallo: “Eh vedi un po’, vedi un po’, lo intestiamo a tutti e due!”. Calamucci, ancora: “Prima di venire qua passo in Regione Lombardia! (…) Vedo cosa… cosa c’è in sconto e te lo faccio sapere!”. Quando Calamucci sostiene che passerà in Regione, scrive il pm De Tommasi, “si riferisce agli uffici dei servizi segreti ivi ubicati, dove evidentemente vuole verificare la possibilità di acquistare a prezzo ribassato l’apparecchiatura per le localizzazioni”.
I contatti con la criminalità organizzata
Secondo il pm, Gallo avrebbe contatti con la criminalità organizzata. “Si tratta di un soggetto – scrive la Dda – che, per come emerge dalle indagini, ha le ‘mani in pasta’ ovunque e intrattiene rapporti con diverse personalità di rilievo, oltreché con diversi soggetti pregiudicati, anche per associazione mafiosa” ed “è una persona spregiudicata e senza scrupoli”. Una rete di ‘spioni’ fatta di hacker, consulenti informatici, agenzie private di intelligence e poliziotti, convinta di poter “fregare” tutta Italia con la loro fabbrica di dossier, che metteva sul mercato informazioni riservate acquisite in modo illecito da banche dati strategiche. Con numerosi clienti disposti a pagare non solo per fini ‘aziendali’ ma anche ‘familiari’. Dopo il caso Striano, la lunga stagione dei dossier approda infine al Nord. Lo ha scoperchiato l’indagine della Dda di Milano e della Dna che ha portato agli arresti domiciliari l’ex super poliziotto Carmine Gallo, amministratore delegato della società di investigazione privata Equalize, del presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali. Agli arresti domiciliari, oltre a Nunzio Calamucci, sono finiti anche Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, titolari o soci di aziende collegate e specializzate nella sicurezza e nell’informatica.
La destinazione dell’archivio
Gallo, ora ai domiciliari, parlando con Calamucci, faceva riferimento alla “destinazione finale del proprio archivio”, che era “occultato” a casa della segretaria della società Equalize, amministrata dallo stesso ex ispettore di polizia e di proprietà di Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano. Gallo spiegava, si legge negli atti, di aver portato da poco degli scatoloni a casa della segretaria e che lei li avrebbe dovuti spostare in un garage. “Non c’ha le chiavi del garage – raccontava – quindi gli scatoloni li ho portati a casa sua. Ha detto poi li porta lei giù (…) così siamo a posto, non dobbiamo avere nulla qua”.
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Chi cercava le informazioni dello spionaggio
Erano “studi legali” ed “imprese” a reclamare reti di spionaggio per interessi “economici e finanziari”, ha spiegato il Procuratore di Milano, Marcello Viola in conferenza stampa con il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, che non a caso è tornato a lanciare il grido d’allarme sul “gigantesco mercato delle informazioni riservate”. Intanto è stato il gip Fabrizio Filice a disporre gli arresti con braccialetto elettronico che ha anche firmato un provvedimento interdittivo della sospensione dal servizio per un finanziere e un agente di polizia, e ha posto sotto sequestro, oltre alla Equalize, Mercury Advisor srls e Develope and Go srls. Le accuse a vario titolo, contestate a una sessantina di persone, sono associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e intercettazione abusiva e favoreggiamento. Le banche dati bucate sono i depositi di dati strategici in uso alle forze dell’ordine, all’agenzia delle entrate e a Bankitalia.
Chi sta lavorando sull’inchiesta
A lavorare attorno all’inchiesta cercando ogni particolare utile è un pool investigativo del Ros dei carabinieri è si sta dedicando da giorni per acquisire documenti e materiale ricavati dalla mole di dispositivi sequestrati. Nel frattempo la Procura di Milano sta redigendo l’elenco dei primi testimoni e di persone da sentire nell’indagine. Un materiale informatico tra file, documenti e informazioni che si sta selezionando e acquisendo direttamente dai dispositivi da cui, nella fase di contradditorio con difese e consulenti degli indagati, verranno poi estrapolati i dati. Il passo successivo sarà l’analisi dei contenuti da rinvenire in mail, chat, messaggi, file, immagini. La Dda dovrà sentire molte persone su tutti i capitoli dell’inchiesta, anche quelli più delicati che riguardano presunti dossier su personalità politiche. Ogni attenzione è già ora sulla società di investigazioni private Equalize srl. Il pm della Dda, Francesco De Tommasi, e il sostituto della Dna, Antonio Ardituro, puntano sulla Equalize srl, società di investigazioni di Pazzali e di cui amministratore delegato è Gallo, ex poliziotto di 66 anni che si è dato al privato dopo 40 anni di onorata carriera, ma tempestata di incidenti giudiziari, come investigatore antimafia e risolutore di casi quale l’omicidio di Maurizio Gucci. Una piccola società-gioiello del business dell’intelligence, la Equalize, da quasi 2 milioni di ricavi e 648mila euro di utili che Gallo, “braccio operativo”, si sarebbe spartito con Enrico Pazzali che ha avuto un ruolo cruciale. Senza dubbio è stata la figura chiave dell’inchiesta. Presidente di Fondazione Fiera Milano, già manager di Eur, Vodafone, Regione Lombardia, Sogei e Poste Italiane, Enrico Pazzali è indagato, anche se non arrestato nonostante la richiesta dei pm. Molto vicino a pezzi di centrodestra lo si dava già in lizza per una nomina di peso nelle società di Stato l’anno prossimo. E invece è lui a capo della rete di hacker che ha usato per “danneggiare l’immagine dei competitors” e di “avversari politici” suoi e di “persone a lui legate”. Tra questi Giovanni Gorno Tempini, il suo ‘uomo’ per le relazioni istituzionali in via Goito, Guido Rivolta, e altri nomi noti nel mondo della comunicazione e del lobbying.
I target degli ‘spioni’
Come emerso nelle 518 pagine, tra gli spiati ci sono il presidente del Milan, Paolo Scaroni, giornalisti come Giovanni Dragoni del Sole 24 Ore e Giovanni Pons di Repubblica, la defunta Virginia von Furstenberg, nipote di Gianni Agnelli, Ginevra Caprotti della dinastia imprenditoriale di Esselunga; ma anche il banchiere Massimo Ponzellini. “Migliaia” di accessi abusivi, dicono gli inquirenti. Questa attività di dossieraggio era portata avanti con l’acquisizione di tabulati telefonici, la localizzazione di cellulari (grazie a un esperto informatico in Svizzera), riprese audio e video di colloqui, e anche l’intercettazione abusiva di chat, mail e messaggi whatsapp. Dall’inchiesta emerge anche che Carmine Gallo avrebbe effettuato “accertamenti”, su richiesta di Pazzali, su persone “vicine politicamente” a Letizia Moratti, quando era candidata alle Regionali lombarde del 2023. Per i pm, Pazzali voleva “reperire qualche notizia” da banche dati “idonea a mettere in cattiva luce l’immagine di Letizia Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana”. In particolare Pazzali chiese a Gallo di “ottenere informazioni riservate” su “persone legate a Moratti Letizia”, nello specifico su componenti del consiglio direttivo di Lombardia Migliore, lista che promuoveva la candidatura dell’ex sindaca ed ex ministra. Ma, fatta questa eccezione, “non ci sono emergenze di rilievo che portano alla politica”, ha sottolineato il procuratore Marcello Viola, aggiungendo che l’inchiesta sta andando avanti. Dalle intercettazioni si legge che Gallo “per Pazzali ha fatto fatti migliaia di report”.
“Se ti faccio vedere i report di Enrico… 200, ne ho fatti a migliaia di report a Enrico”, ha detto Gallo mentre parlava intercettato del coindagato e presidente della sua società di intelligence Equalize, Enrico Pazzali. Dagli atti dell’inchiesta emerge che per l’ex agente, se il Pazzali fosse venuto a sapere della possibilità di accedere allo SDI – la banca dati con tutti i precedenti di polizia di ogni cittadino – sarebbero stati “fottuti”. “Quello te lo chiede ogni giorno, per telefono hai capito”. Le informazioni sensibili sarebbero state prelevate su commissione e per essere rivenduti: si parla anche di dati e informazioni sensibili, anche appartenenti a esponenti politici. Si delinea, stando alle parole degli inquirenti, una presunta associazione a delinquere, messa sotto la lente d’ingrandimento dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, che ha portato a quattro misure di arresti domiciliari e a due misure interdittive, oltre al sequestro di società. Nel merito, l’inchiesta mette in luce che la presunta associazione per delinquere avrebbe prelevato dalle banche dati strategiche nazionali informazioni su conti correnti, precedenti penali, dati fiscali, sanitari e altro, evadendo su commissione e dietro compenso, la richiesta dei “clienti”, tra cui soprattutto grandi imprese, studi professionali e legali, interessati a condizionare le attività di loro “concorrenti” con questo “dossieraggio”.
Chi ha commissionato lo spionaggio?
Sotto inchiesta è finito tra gli altri, Leonardo Maria Del Vecchio, che avrebbe chiesto e ottenuto informazioni sui fratelli per motivi di eredità e sull’allora fidanzata, modella e attrice, Jessica Michel Serfaty e il suo braccio destro Marco Talarico. E ancora indagati sono Matteo Arpe e il fratello Fabio per l’accesso abusivo alla filiale di Alessandria di banco Bpm; l’amministratore delegato di Banca Profilo Fabio Candeli – con l’istituto che guida si dicono “certi di dimostrare la loro estraneità ai fatti”- e infine anche Fulvio Pravadelli, l’ex di Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, che avrebbe fatto ‘spiare’ il cantautore Alex Britti per la vicenda della separazione da sua figlia. Sono stati committenti oltre a studi legali e professionali anche il gruppo Erg, tramite quattro suoi manager pure loro indagati, e la Barilla, col responsabile della sicurezza indagato. In entrambi i casi i dati raccolti riguardano alcuni dipendenti: nel primo per una sospetta attività di insider trading, nel secondo per sapere chi dall’interno dell’azienda di Parma aveva passato notizie a un quotidiano. L’indagine di Milano sul dossieraggio ha rivelato quindi che circa 800mila accessi abusivi nelle banche dati delle forze dell’ordine. Episodi non isolati che rivelano “elementi di vulnerabilità” in contesti che dovrebbero essere impermeabili.
“Credo – ha detto Nordio rispondendo, a margine della cerimonia del Premio De Santis Diritti umani, ad una domanda sui dossieraggi illegali – che il governo debba prendere una direzione normativa e una tecnologica: adeguare le leggi, prevedendo quali possano essere le prossime mosse degli hacker e dei malintenzionati e, dal punto di vista tecnologico, proteggere nel modo migliore i dati sensibili delle istituzioni e dei privati”. La vicenda è complessa e i suoi sviluppi sono appena all’inizio. Man mano che si va avanti emergono nuovi inquietanti dettagli su cui è indispensabile fare piena luce.
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