Le immagini sui social danno ancora Papa Francesco che guarda il suo orologio mentre Ligabue in chitarra si domanda cantando “quanto tempo abbiamo, quanto tempo rimane“. Un gesto semplice quello del Papa, di dolcezza e sincronia, che ha fatto milioni di visualizzazioni servito anche a veicolare il messaggio venuto dall’assise veronese nel solco dei suoi inizi, quel lontano anno 1986, quando don Tonino Bello assieme ad altri chiedeva pace nei luoghi dove c’era la guerra. Esattamente come oggi e anche di più…
Don Tonino Bello, Padre Turoldo, Rigoberta Menchù. Alle Arene di Pace spronarono migliaia di persone a opporsi alla guerra. Poche ore dopo aver visto la nuova Arena, targata 2024, le loro parole hanno ancora tanto da dire. Come la storia stessa delle Arene di pace che “Avvenire”, tra i partener cardini dell’evento tenta a ricostruire.
«In piedi, costruttori di Pace», così don Tonino Bello nel 1989 scuoteva un’arena di Verona gremita di persone. Era la terza edizione di Arena di Pace, l’iniziativa voluta dal movimento Beati i costruttori di Pace che riuniva i movimenti della società civile e della Chiesa impegnati per fare della pace un impegno concreto, quotidiano. Quelle parole divennero un simbolo e ancora oggi sono usate come uno slogan.
Ma anche altre parole furono cuori pulsanti delle Arene di Pace. Quelle di Padre David Maria Turoldo, ad esempio, che davanti a un’arena convocata con urgenza per rispondere allo scoppio della guerra nel Golfo del 1991, diceva: «Sono gli spiriti devastati la prima perdita! Abbiamo perso e siamo già sconfitti, pensate solo all’odio che questa guerra ha seminato in tutto il mondo». E ancora: «Bisogna cambiare tutte le categorie della nostra vita, noi viviamo dentro una cultura competitiva; fino ad adesso abbiamo pensato a una cultura di guerra, oggi bisogna assolutamente inventare la cultura della pace». O quelle di Padre Alex Zanotelli, che nella stessa edizione puntava il dito contro gli armamenti: «Dobbiamo avere il coraggio di mettere in discussione l’impero economico che ha guadagnato enormemente sulle armi in questi ultimi anni». E poi la premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchù, don Albino Bizzotto (fondatore del movimento Beati i costruttori di Pace), padre Ernesto Balducci e tante altre e altri. Parole pronunciate trent’anni fa eppure ancora attuali.
L’ultima Arena di Pace, la più recente è stata un nuovo appuntamento per tutte le realtà della società civile e della Chiesa impegnate la pace. E dacché quelle passate, le arene degli anni Ottanta e Novanta, insieme alle fotografie di quei momenti riportano a galla il peso di quelle parole. Le “Arene di Pace” nascono a Verona nel 1986 come grandi momenti assembleari all’interno dell’Arena, il prestigioso anfiteatro romano cittadino.
Promosse inizialmente dal movimento “Beati i costruttori di pace”, hanno coinvolto nel tempo numerose realtà mettendo a fuoco diversi spunti di riflessione sul tema della nonviolenza. A ripercorrere la storia di un percorso lungo già 40 anni si ha l’esatta percezione dello sforzo che è stato messo in atto sin da allora per parlare dei temi della pace in un mondo pieno di focolai di guerra. L’Arena prima fu quella del 4 ottobre 1986 ed aveva come tema Educazione alla mondialità e alla pace, disarmo, obiezione di coscienza, stili di vita. L’anno dopo accade il 30 maggio 1987, e fu la seconda Arena con il tema L’apartheid e le obiezioni di coscienza, nel 1989 si tenne la terza Arena, era il 30 aprile 1989 sul tema Giustizia, pace, salvaguardia del creato. Nel 1991 l’edizione fu straordinario a causa della guerra nel golfo Persico e di fatti fu Arena-Golfo quella del 27 gennaio 1991) con un tema che era un imperativo Cessate il fuoco. Il 22 settembre dello stesso anno ci fu l’Arena 4 sul tema Dalla conquista alla scoperta: a 500 anni dalla conquista dell’America Latina. L’Arena 5 fu fatta il 19 settembre 1993 sul tema Quando l’economia uccide bisogna cambiare. Il 1 giugno 2003 ci fu l’Arena di pace con il tema Per la pace mi espongo anch’io. Il 25 aprile del 2014 fu Arena di pace e disarmo sul tema La resistenza oggi si chiama non violenza, la liberazione oggi si chiama disarmo.
La pace non è solo assenza di guerra: è disarmo, democrazia, giustizia, diritti, cura della casa comune. Ecco quindi il piano d’azione dei movimenti popolari che si sono riuniti all’Arena di pace 2024. Con la versione integrale del Documento Arena di Pace 2024 Verona, sottoscritta il 18 maggio 2024 e consegnata simbolicamente nelle mani del Papa. Il testo è frutto dei lavori di confronto dei 5 tavoli attorno ai quali si sono seduti per mesi i movimenti popolari italiani.
Chi siamo
2 – Il nostro sguardo è rivolto all’ambiente, che ci ospita, e a tutte le vittime di guerre, violenze, soprusi, sfruttamento, violazioni dei diritti fondamentali, mafie, migrazioni forzate. La pace non è solo assenza di guerra è disarmo, democrazia, giustizia, diritti, cura della casa comune. La pace è uno stile di vita personale e collettivo.
Il mondo dove viviamo
3 – Viviamo in un contesto mondiale multipolare, caratterizzato da un sistema economico che genera disuguaglianze e oligarchie perché prevalgono profitto, sfruttamento, finanza rapace, mafie. Interi settori sociali e popoli sono emarginati e discriminati a causa di patriarcato, razzismo e neocolonialismo. La democrazia è distorta da gruppi di interesse e prevalgono tendenze autoritarie. La libertà e i diritti fondamentali sono violati e la loro universalità è messa in discussione, in particolare nei confronti delle donne e delle persone Lgbt+. Ci sono istituzioni complici dei disastri ambientali e del cambiamento climatico. Nel sud del mondo milioni di persone sono costrette alla fuga da condizioni socio-ambientali inaccettabili. Le iniquità rafforzano i fondamentalismi e le religioni sono strumentalizzate per giustificare guerre e limitazioni dei diritti.
4 – A tutte queste crisi si risponde con la guerra, di cui il mondo è diventato un unico teatro, che alimenta nuove crisi. La spesa militare cresce a dismisura, il disarmo è diventato un tabù e l’arma nucleare è considerata un’opzione realmente possibile.
5 – In Italia il sistema politico-economico non garantisce lavoro dignitoso e sicuro, né inclusione sociale; i diritti inalienabili, sanciti dalla Costituzione, sono privilegi per pochi. Il soddisfacimento dei bisogni essenziali è sempre più demandato ad apparati privati, come nel caso della sanità. L’istruzione pubblica ha risorse insufficienti anche per l’inclusione, è sempre meno orientata alla formazione integrale della persona, all’educazione ai valori e all’impegno civile. Si impongono limiti alle libertà civili, mentre la partecipazione è ostacolata da una classe politica autoreferenziale, dalla corruzione, dal linguaggio tendenzioso e violento di esponenti del mondo politico. La democrazia è minacciata da modifiche costituzionali in senso verticistico e di differenziazione dei territori e dall’attacco all’indipendenza della magistratura.
6 – Le risorse necessarie al benessere personale e collettivo sono investite nel riarmo, si intende favorire l’opacità del commercio delle armi e dei suoi finanziatori, ci si propone di rinforzare il potenziale militare anche reintroducendo la leva obbligatoria. La propaganda militare entra nelle istituzioni scolastiche d’ogni ordine e grado con pretese “educative”. Proteggere l’ambiente e
contrastare il cambiamento climatico sono visti come ostacoli ad interessi particolari. Nei confronti delle persone migranti o profughe si applicano leggi che mettono a repentaglio la loro vita, le costringono all’irregolarità e a nuove forme di schiavitù, alimentando un senso di insicurezza che avalla politiche securitarie e discriminatorie.
7 – Da questo sistema vogliamo uscire e sentiamo l’urgenza di farlo oggi.
Le nostre speranze
8 – Siamo di fronte a sfide che si possono affrontare davvero solo insieme, per realizzare il cambiamento che crediamo possibile. Quindi, pur mantenendo le nostre specifiche attività, desideriamo unire le nostre forze in linee d’impegno chiare, essenziali, per essere efficaci, come dimostrano i risultati ottenuti in tante occasioni.
9 – Ci ispirano le testimonianze di persone, anche giovanissime, che col loro entusiasmo mantengono viva la volontà di pace, giustizia, democrazia, solidarietà e difesa dell’ambiente.
I nostri impegni
10 – Abbiamo lavorato in cinque Tavoli tematici, che hanno prodotto documenti in cui si esprime forte consapevolezza dell’urgenza di linee d’impegno comuni per un cambiamento personale, della cultura e delle istituzioni.
11 – Formazione – Ci battiamo innanzitutto per una formazione che educhi alla cultura della pace: al rispetto reciproco e al dialogo, alla dignità del lavoro e alla giustizia, ai diritti e alla democrazia, alla nonviolenza e alla cittadinanza globale, alla conversione in chiave ecologica. Essa esige un’informazione libera e corretta.
12 – Pace e Disarmo – Ripudiamo la guerra e chiediamo il cessate il fuoco per tutte le guerre. Pratichiamo la nonviolenza. Vogliamo la riduzione delle spese militari e la riconversione dell’industria militare, la rimozione delle armi nucleari dall’Italia e l’adesione al Trattato che le proibisce, il controllo e la trasparenza sul commercio delle armi, la costituzione di corpi civili di pace per una difesa civile. Sosteniamo l’obiezione alla guerra, la diplomazia anche dal basso, le pratiche di riconciliazione, il dialogo interreligioso, il rinnovamento dell’Onu, un’Europa attivamente neutrale.
13 – Democrazia – La difesa della democrazia richiede il rispetto dei principi costituzionali e dei diritti fondamentali a partire dalla libertà di esprimere e manifestare il dissenso e dal rifiuto di istituzioni verticistiche ed autoritarie, i cittadini e le cittadine devono poter scegliere i propri rappresentanti nelle istituzioni. Le libertà e i diritti costituzionali devono essere riconosciuti e garantiti in modo universale ed egualitario ad ogni persona sul piano sociale e territoriale.
14 – Economia e lavoro – Chiediamo all’UE di assumere un efficace ruolo pubblico, con fiscalità e bilancio propri, per investimenti su transizione ecologica, spesa sociale, beni comuni. Analogamente deve agire il nostro Paese; vogliamo un fisco giusto e progressivo, che promuova buona occupazione e universalità dei diritti sociali; un sistema produttivo orientato al bene comune, finalizzato alla cura e alla riproduzione sociale. Serve dare valore economico e giuridico al lavoro perché le persone siano protagoniste come singoli e collettivamente e affinché vi si affermino democrazia, sicurezza, qualità, diritti e salari adeguati. Chiediamo siano sostenute tutte le pratiche e le azioni sociali a ciò orientate.
15 – Ecologia – Dalle istituzioni pretendiamo che mettano in atto un programma di uscita dalle fonti fossili a partire da gennaio 2025, per noi singoli l’invito ad un cambio di rotta, volto a scoprire il valore delle alterità che ci circondano, attraverso le “buone pratiche” ma è alla collettività che ci rivolgiamo con urgenza per l’impatto che il suo agire può significare. Superando, infatti, l’indifferenza e agendo sempre per i “beni comuni” tra cui difesa dei suoli, degli altri esseri viventi e dell’acqua, diventeremo quindi capaci di indicare, in modo costruttivo, alle istituzioni il percorso da intraprendere per una conversione ecologica integrale.
16 – Migrazioni – Chiediamo un governo mondiale dei fenomeni migratori che tuteli i diritti umani delle persone migranti, oggi violati in diverse parti del mondo. All’Unione Europea chiediamo di garantire il diritto di asilo mettendo fine alle politiche di “esternalizzazione” delle frontiere. All’Italia chiediamo di superare la “Bossi-Fini” prevedendo norme che rendano realmente possibili gli ingressi per chi ricerca lavoro, di non ostacolare il soccorso dei migranti, di attivare politiche efficaci per l’accoglienza e l’inclusione dei richiedenti asilo, di mettere in pratica politiche per il contrasto alle discriminazioni (in particolare nell’accesso alla casa) e la promozione delle pari opportunità per gli immigrati e per i loro figli.
“Un mondo altro per costruire la Pace”
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