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Faceva la cassa e nello stesso giorno anche il reparto ortofrutta. Oggi Maura Latini è la prima donna nel mondo della Grande Distribuzione a guidare un top player di quel settore come lo è Coop mai legata ad una singola famiglia che si è fatta impresa. Diploma di maturità artistica, voleva fare la pittrice, invece è diventata la numero uno della catena di supermercati cooperativi, lì dove si è accorta che poteva fare la differenza (e l’ha fatta). Maura Latini vanta una lunga esperienza in cooperativa, dove ha iniziato partendo dai punti vendita ed arrivando a ricoprire l’incarico di Direttrice Commerciale e Direttrice Vendite in Unicoop Firenze. Nel Dicembre 2010 fu nominata Vicepresidente. A giugno 2013 fu Direttrice Generale alla Gestione di Coop Italia, con relative deleghe. Dal Giugno del 2014 al giugno 2017 è stata Presidente di CPR System. Nel Gennaio 2015 entrò a far parte del Consiglio di Amministrazione di Coopernic, Centrale cooperativa Europea. Dal 2017 al 2019 ha ricoperto il ruolo di Vicepresidente. Nominata, nel giugno 2019, Amministratrice Delegata di Coop Italia è diventata, nel giugno 2023, Presidente Coop Italia della quale dice: «Quando ho progettato gli ipermercati abbiamo immaginato le piazze dell’ortofrutta e dei freschi e anche un forno a legna come a Napoli. Noi di Coop abbiamo cambiato questo mondo con la prima raccolta firme per togliere i pesticidi, ne raccogliemmo un milione. Io ero nei negozi e lo vedevo e anche per questo ho scelto Coop».
di francesco de rosa
Al collega Luca Ferrua del Gruppo GEDI come a Chiara Bertoletti per Vanity Fair aveva confermato quello che disse già poche ore dopo essere diventata, a giugno dello scorso anno, la prima presidente di quel sistema chiamato Coop Italia che non viene da nessuna famiglia/impresa e che ha fatturato 16,1 miliardi di euro lo scorso anno. Nel 2021 il giro d’affari complessivo delle 78 cooperative era di 14,3 miliardi di euro. Maura Latini sarà presto alla prima edizione del foodfestivalretail assieme a molti altri della Grande Distribuzione. Classe 1957, è una fiorentina cresciuta nella vallata del Mugello, figlia di un operaio metalmeccanico e di una ricamatrice che, proprio perché poco istruiti, le regalavano libri su libri. Giovane legata al territorio Maura Latini è stata da sempre affamata di mondo, di varietà e di arte. Idee molto chiare e soprattutto il valore di un’esperienza partita davanti ad una cassa e, nel contempo, in mezzo al reparto ortofrutta. «Vengo da una famiglia semplice, non benestante, ma in cui non è mai mancato nulla. Papà operaio e mamma ricamatrice. Avevano valori forti nel modo di intendere la collettività e il lavoro. E per me lavorare ha sempre significato dignità, liberazione, autodeterminazione. Così ho scelto di cominciare a lavorare appena possibile e l’ho fatto alla Coop, come cassiera». Tuttavia «l’unico obiettivo che avevo all’inizio era di dipingere, però volevo anche conquistarmi un’autonomia di azione nel mondo, perché ero piena di passioni e interessi, dal cinema alla pallavolo. Ho iniziato quindi a lavorare non appena è stato possibile, durante le vacanze scolastiche dal liceo artistico, a 15 anni, proprio come cassiera. Durante l’università ho invece scelto di lavorare come cassiera a tempo pieno e l’impegno mi ha poi portato ad abbandonare gli studi. Il liceo artistico è stata una scelta giusta, perché ho dato voce a una mia passione, ma non completare gli studi per togliermi delle soddisfazioni nel presente è stata una scelta sbagliata e subito dopo sofferta. Guardando il lato positivo, però, questo errore nel tempo mi ha rafforzata, mi ha insegnato a riflettere meglio e a ragionare in prospettiva. Il percorso che ho fatto nel mondo della grande distribuzione si è piano piano rivelato molto adatto alle mie caratteristiche: i supermercati sono innanzitutto i luoghi dell’interazione con le persone, dove serve però anche razionalità e organizzazione. Questo lavoro è sempre attuale perché si rivolge alle persone, che per loro stessa natura sono mutevoli e vanno comprese: ogni giorno è una nuova storia. Serve una costante capacità di analisi e questo mi ha sempre affascinato. Non si tratta solo di vendere prodotti che soddisfino bisogni primari, ma di migliorare la qualità di vita delle persone: una volta capito, questo principio è stata la mia guida, quello che mi ha spinto ad impegnarmi ad avanzare per avere più autonomia e contribuire a fare di più la differenza».
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Così Maura Latini entrò in Coop, quella insegna che oggi aggrega un articolato sistema di imprese cooperative unite dagli stessi principi, ma autonome nel proprio agire quotidiano. A livello nazionale agiscono l’Associazione Ancc-Coop e i Consorzi Nazionali (Coop Italia, Inres, Scuola Coop) e altre strutture che forniscono importanti servizi alle cooperative. Maura Latini apprese a lavorare e tanto bastò per farle capire che quel mondo faceva per lei. «Sì, ho capito che tutto sommato quel mondo mi piaceva. Lo scambio continuo con persone che dialogano, scelgono e valutano, un luogo interessante mai uguale a se stesso perché figlio del mondo in trasformazione, dei desideri delle persone. Ma c’era anche di più, ho capito che la Coop non esisteva solo per vendere, ma anche per migliorare la qualità della vita e questo ha fatto la differenza. Avevo voglia di fare cose e di crescere, avere più responsabilità voleva dire avere più autonomia».
Un punto di svolta arriva quando Maura Latini dovette scegliere se frequentare con profitto l’Università oppure continuare a lavorare in Coop e lavorare con ancor più determinazione. Scelse il lavoro abbandonando l’Università che aveva iniziato a frequentare. Oggi ammette senza esitare: «È stato un errore, non lo rifarei, ma è stato importante perché ho sofferto talmente tanto per quella scelta che ho capito che dovevo viverla con responsabilità e andare avanti». Poco dopo, infatti, diventò dapprima capo reparto, poi direttrice ed infine incaricata di progettare il nuovo concept di quegli ipermercati che sarebbero stati il futuro di Coop. Vita d’impesa e vita privata si intrecciarono come per tutti. «Ho avuto una vita sentimentale non lineare, non ho avuto figli e da tempo vivo felicemente con un compagno. Certo, il mio lavoro è stato assorbente, ma non l’ho mai vissuto come un peso: è stata tutta passione e non ho rimpianti. Ho cambiato tanti luoghi di lavoro interni a Coop e credo che quando si parla di supermercato io non abbia molto da imparare. Ho sicuramente sacrificato qualcosa, ma non l’ho vissuto come limite. Le amicizie non mi sono mai mancate, ho viaggiato tantissimo, sperimentato la sorpresa dell’inaspettato». Sono gli anni in cui Maura Latini ha modo di delineare il suo profilo di capo: «Sicuramente inclusivo nei confronti di tutti e delle loro idee. Certo, poi decido io perché questo è il mio ruolo, ma mi piace il gioco di squadra, quando si attiva l’intelligenza collettiva che porta ricchezza e valore aggiunto come da soli non si può fare. Oggi la distribuzione cerca personale un po’ in tutte le posizioni».
Una succulenta anticipazione di quel che oggi è chiamata a fare, dall’alto di un ruolo che le conferisce autorevolezza e responsabilità ancora maggiore. Una presidente vocata ai freschissimi che predilige, alla migliore selezione dei prodotti che vuole salutari e non dannosi per la salute. E che rispettino l’ambiente. Con un occhio al tema della presenza femminile nelle imprese italiane e nella società d’oggi. «Sono cresciuta in una famiglia illuminata, una famiglia di quegli anni con ruoli ben definiti, ma sono diventata grande pensando che la discriminazione non esistesse. È accaduto perché mi hanno fatto venire voglia di leggere ancora prima di andare a scuola, di imparare. La mia vita mi ha insegnato che l’unico modo di viverla è andare avanti, crederci senza paura e senza limiti. Le nostre grandi sfide sono inclusione e parità di genere, le donne restano la più grande minoranza che esiste. Lanceremo un percorso di formazione su questi temi dedicato a tutti i nostri fornitori che sono più di 800, un pacchetto formativo messo a punto con Oxfam e Coop scuola».
Davanti ai suoi occhi, per molto suo volere e per volere di squadra la Coop si sta ammodernando nel modo di fare e nel suo format. Così Maura Latini tiene a sottolineare che «nel mondo Coop alcuni problemi moderni credo siano meno presenti e soprattutto ci impegniamo davvero a risolverli: è un contesto sano e meno stereotipato. Lo confermano anche i numeri: il 50% di uomini e il 50% di donne stanno ugualmente facendo corsi di formazione per aumentare la loro responsabilità. Ai vertici, poi, le donne sono il 35%, un dato migliore della media nazionale e che fatica ad aumentare ulteriormente soprattutto per problemi esterni all’azienda e parte dell’arretratezza del sistema italiano, come la parità di genere nella cura dei figli. Non a caso come Coop facciamo attivismo su questi temi, ad esempio con il sostegno alla petizione #Genitoriallapari su change.org, dove si chiede il congedo di paternità obbligatorio. Non si tratta solo di giustizia per i padri: ci sarebbe una ricaduta immediata anche in fase di assunzione delle persone e sul mondo del lavoro, che non vedrebbe più le donne in età fertile come “parte debole”. Capisco che la parola “obbligatorio” spaventi molti, ma se scriviamo ancora “facoltativo” le cose non cambieranno». Ma il tema dei temi per Maura Latini a capo di Coop Italia assieme alla formazione, ai giovani e alla selezione dei produttori è certamente l’ambiente. «Sono nata ambientalista ma l’ho scoperto lavorando, mi sono capita lavorando. E il cibo è stato un elemento fondamentale, quando iniziai come cassiera al mattino mi dedicavo all’ortofrutta e solo dopo facevo cassa, sarà per questo che i Freschissimi sono la parte dove batte il cuore. L’ortofrutta è la mia passione. Vado a fare visita ai fornitori e questo settore è lo specchio dell’umanità, della stagionalità e del valore del tempo. So che sembra una visione romantica ma in questo mondo c’è ancora. Lavorare qui è stato dare sostanza a questo animo ambientalista e sono riuscita a viverlo concretamente».
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