La prima presentazione del mio recente libro dal titolo “Beniamino Depalma e l’inutilità dei preti” tenutasi presso il seminario vescovile di Nola lo scorso 25 ottobre ha visto la partecipazione di un pubblico folto, attento e variegato come dimostra il video dell’evento. Ma anche di un parterre di tutto rispetto. Assieme a me c’erano il vescovo di Nola Francesco Marino, il vescovo emerito Beniamino Depalma che è anche nel titolo del libro e tra i contenuti. C’erano loro assieme ad altri diversi e stimati relatori che ho avuto l’onore ed il piacere di ascoltare quella sera. Ognuno di noi con il suo vissuto, le sue sensibilità a parlare di un libro che già dal titolo metteva e mette effervescenze. Tuttavia quel che poteva essere una grande occasione di confronto tra visioni, “interessi” e sensibilità differenti ha avuto anche momenti di incomprensioni, taluni risentiti interventi, malcelati mugugni e qualche equivoco di troppo che qui provo a sfatare…
di francesco de rosa
Per carità, mi piace quando la gente si confronta e parla senza diplomazie e reverenza. Con lealtà, chiarezza. Quando è capace di darsi del “tu” non per mancanza di rispetto o per eccessiva confidenza, come qualcuno malevolmente può dire o pensare. Se poi con il “tu“, secondo qualcuno, vien meno quel grado gerarchico dietro il quale ci si mette allora ben venga il “tu” affinché ciascuno possiate tirare giù le persone dagli scranni su cui amano mettersi. Un giorno su questo mi fecero riflettere. “Noi diamo del tu persino a Dio figurati a certi tipi umani che si sentono sempre al di sopra degli altri!” mi disse quel giorno un pastore d’eccezione. Mi piace tutto questo ma quel che non mi piace è umiliare le persone, farle sentire fuori luogo, nell’errore. Peggio ancora. Nel peccato e persino nella blasfemia. Bando al pronome da usare o alle blasfemie che fanno sempre rima con ortodossie, la prima presentazione del mio libro dal titolo “Beniamino Depalma e l’inutilità dei preti” fatta a Nola il 25 ottobre non è passata inosservata in certi ambienti. Il garbo con cui io e i relatori invitati abbiamo discusso di temi forti non ci ha evitato qualche animosità di troppo: mia, loro e di qualche altro presente nel pubblico. Ognuno di noi animato dal proprio vissuto e dal ruolo che si era voluto o dovuto ritagliare. Francesco Marino, il vescovo di Nola, per esempio, a cui ho fatto scegliere persino la data della presentazione pur di averlo tra noi, ha messo sul tavolo, assieme ad un garbatissimo saluto, la sua difficoltà a capire quel che lui stesso ha definito “un libro complesso” finanche nel titolo che è stato “ben più che birichino” secondo il suo metro di giudizio. Non a caso ha confidato in pubblico, a proposito di Luigi Maria Epicoco teologo e prete (che ha la mia stima e molta audience in rete e che ha ispirato e scritto il monologo “l’inutilità dei preti” da cui il mio libro è partito) che lui, vescovo di Nola, certe frequentazioni, sfortuna sua e nostra, non le ha. Con garbo, molta avvedutezza, tanta sincerità e qualche pregiudizio di troppo, il nostro caro vescovo di Nola, Francesco Marino ha portato la serata in una certa direzione che, suo malgrado e di certo in buona fede, ha poi, quella direzione, originato qualche equivoco di troppo che mi costringe a scrivere qui ed ora. Ci ha detto, il caro Francesco Marino, che lui dalla lettura del libro ne è uscito confuso, come confuso può uscire – io credo – chiunque non riesce ad accettare nemmeno l’idea che un prete possa essere inutile nel senso migliore. Figurarsi se poi è il senso peggiore. O anche esce confuso chiunque non riesce a capire il punto di vista degli altri. Per questo Francesco Marino ha poi voluto chiamare subito in causa il suo predecessore, Beniamino Depalma, vescovo emerito. Lo ha chiamato a discolparsi e a chiarire una posizione ritenuta scomoda dal vescovo in carica in un titolo pure scomodo, per un libro scomodo altrettanto che comunque aveva deciso, il vescovo in carica, di venire a presentare accettando l’invito e avendo la possibilità, di leggerlo (ahimè molto male) ben prima per comprenderne davvero il senso che non ha compreso.
Per questo, malgrado tutto, ne è venuta fuori una serata alquanto animata e del tutto fuorviata, senza colpa o dolo di nessuno dei presenti, dall’idea che quasi ci fossero in quella sala quelli dell’ortodossia e del “potere in carica” contrapposti a quelli della gratuita provocazione e dell’irriverenza. Quelli pro Marino e quelli pro Depalma o pro De Rosa. E poiché il mio libro dal titolo “Beniamino Depalma e l’inutilità dei preti” che quella sera ha fatto esordio è assolutamente altro dallo scontro o dalla divisione è necessario sfatare, sia pure in breve, qualche equivoco di troppo che proprio quella sera i presenti, me compreso, nostro malgrado abbiamo generato. Lo faccio soprattutto se penso che ora, dopo quella prima presentazione al seminario, c’è persino qualche stimato e amabilissimo prete della diocesi nolana che ha voluto disdire per prudenza e per non andare contro il proprio vescovo in carica la data che aveva già concordato con me e con Beniamino Depalma per presentare presso la sua chiesa il libro “birichino“. Per lo stesso motivo qualche fervente credente, testimone laico e/o religioso, militante e guida di gruppi clericali o di parrocchie non risponde più ai miei messaggi per non inimicarsi i vertici “ortodossi” della propria diocesi da cui, di fatto, loro dipendono. Sarebbe una deriva molto grave e un segno buio se un libro nell’anno 2023 venisse così messo al bando da chi poco ha gradito o poco ha capito il titolo ed il suo contenuto. Ancor peggio da chi ha usato il mio libro per mettere in difficoltà un vescovo emerito che oggi ha 82 anni e chiede solo rispetto. Mi conforta, in queste ore, del tutto a favore di questo libro, la Relazione di Sintesi che è uscita, l’altro giorno, dal Sinodo dei vescovi che ha vissuto a Roma un suo momento importante. Relazione nella quale si leggono, in sintesi, tutti temi ed i pareri diversi con la stessa pari dignità: il celibato, la pedofilia, il ruolo delle donne, la vita dei divorziati, il settarismo di certo clero e molto altro. Tutti temi, esperienze e punti di vista accolti e fatti sentire come a casa propria come io, ahimè, non sono riuscito a sentirmi, quella sera, presso il seminario di Nola dove ho respirato aria di censura e intolleranza. E non perché non ami la democrazia, il confronto accesso o qualche recensione live fatta, quella sera, del tutto sfavorevole ad un libro scritto con ben altri intenti che molti altri prelati di altra latitudine geografica e mentale hanno colto da subito ed apprezzato. Più marcatamente e semplicemente l’altra sera qualcuno dei presenti, e tra questi soprattutto il caro vescovo in carica, ha voluto travisare per intero la direzione di senso del libro e le parole che esso contiene. Travisando a tal punto da chiedere in pubblico, non senza l’imbarazzo dei presenti, se Beniamino Depalma suo predecessore, che del testo quella sera ha dato ben altra testimonianza, avesse mai letto il libro.
Sicché, non volendo animare d’ulteriori altri equivoci l’orizzonte presente e futuro e lo stesso percorso che farò con questo libro anche nella diocesi di Nola e in diversi altri luoghi, mi sono convinto che possiamo ancora porre rimedio ad ogni tipo di contrapposizione, equivoco, avversità, all’idea diffusa che la Chiesa di Nola non viva davvero il pluralismo e non si interroghi sulle stesse cose di cui si è interrogato il recente Sinodo dei vescovi tenutosi a Roma che di quelle cose ha scritto nella sua Relazione di Sintesi. Di certo non dirò mai, come in molti dicono, che la Chiesa di Nola abbia oggi un partito pro Marino ed un altro avverso che è pro Depalma nel quale qualcuno, tanto sprovveduto, mi ha messo dentro e ha messo dentro anche il libro che ho scritto non certo per far crociata a nessuno ma per costringerci ad interrogarci, senza dogma e senza ortodossie, su fatti evidenti che nessuno può negare o far finta di minimizzare. Riportando nel contempo, lungo le 224 pagine, anche bellissime testimonianze di fede e di militanza legate a quei tanti preti, vescovi e prelati straordinari che ho incontrato, che ho conosciuto e conosco. Io so che Francesco Marino da quel che qualcuno mi dice è un vescovo mite e saggio, cordiale e capace di saper tenere bellissimi rapporti umani con tutti: nessuno escluso. E vorrei tanto che questo valesse anche per me e per il suo predecessore oltre il convenevole di rito o le risposte non date ai mie messaggi personali inviati a lui, visualizzati e lasciati nel vuoto cosmico. Io so che Beniamino Depalma merita enorme rispetto, quello vero, e ogni accoglienza quando si trova per qualsiasi motivo nel territorio di una diocesi, quella di Nola, che ha guidato per quasi due decenni e che ora ha il timore, dopo quella sera, che di fatto è diventato rifiuto, persino a venire a presentare con me lo stesso libro in altro contesto. Io so, infine, che questo mio libro se un merito può vantare è quello di ricostruire con chiarezza voci diverse e persino opposte in ognuna delle sue 224 pagine con temi, testimonianze, testi ed interrogativi circa le ombre cupe e perniciose ma anche i grandi chiarori e le bellezze infinite vissute da uomini e donne, religiosi e laici, che, di sicuro, vivono anche dentro la Chiesa di Nola come in ogni altro posto del mondo dove l’esperienza dei cristiani è un fatto concreto e quotidiano di fratellanza e confronto e non solo profumo d’incenso e l’ostilità delle chiusure caratteriali e delle contrapposizioni che procurano immensa ed indicibile sofferenza.
Nota a margine: Nel video che segue la registrazione integrale della presentazione avvenuta il 25 ottobre scorso presso il seminario vescovile di Nola.
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