Hanno già provveduto ad estrarre alcune sua affermazioni per fargli dire ciò che Francesco Bergoglio, il Papa venuto dall’Argentina quasi dieci anni fa, non ha affatto detto. Un “giochino” capitato più volte del quale lui stesso parla nell’intervista realizzata per il quotidiano spagnolo ABC, pubblicata integralmente il 18 dicembre. Diretto, sempre chiaro quando deve esporre un concetto. Papa Bergoglio che il 17 dicembre ha compiuto 86 anni sopporta gli acciacchi dell’età e la pressione di chi vorrebbe liberarsene o, al contrario, di chi lo vuole tutelare da ogni insidia. Intanto, il Papa argentino parla del suo pontificato, del tempo lasciato alle spalle, della sua inattesa elezione avvenuta quel 13 marzo del 2013…
Julián Quirós. Direttore di ABC – Javier Martínez-Brocal. Corrispondente in Vaticano di ABC
Sul quotidiano spagnolo ABC campeggiava l’anticipazione dell’intervista che pubblicata integralmente sull’edizione del 18 dicembre, a firma del direttore Julian Quiros e del vaticanista Javier Martinez Brocal: “A volte mi usano. Ma noi usiamo Dio molto di più, quindi sto zitto e vado avanti”. Ecco il testo dell’anticipazione:
Come sta il ginocchio?
Sto già camminando, la decisione di non operarmi si è rivelata giusta.
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La trovo molto bene…
(Ride) Sì, ho già raggiunto l’età in cui si deve dire “Ma come stai bene!”.
Quando la vidi sulla sedia a rotelle pensai che l’agenda si sarebbe ridotta, invece si è triplicata.
Si governa con la testa, non con il ginocchio.
Il 13 marzo festeggerà dieci anni da Papa. La sua elezione ci ha colti tutti di sorpresa.
Anche a me. Avevo prenotato il biglietto per tornare a Buenos Aires in tempo per la domenica delle Palme. Ero molto calmo.
Come ha imparato a essere Papa?
Non so se ho imparato o meno… La storia ti coglie dove sei.
Cosa trova più difficile dell’essere Papa?
Non poter camminare per strada, non poter uscire. A Buenos Aires ero molto libero. Usavo i mezzi pubblici, mi piaceva vedere come si muovevano le persone.
Ma lei vede ancora molte persone…
Il contatto con le persone mi ricarica, per questo non ho cancellato neanche un’udienza del mercoledì. Ma mi manca uscire per strada perché ora il contatto è funzionale. Vanno “a vedere il Papa”, quella funzione. Quando uscivo per strada, non sapevano nemmeno che fossi il cardinale.
Qui a Santa Marta vede molte persone. Alcuni sembra che se ne approfittino e facciano intendere di essere amici del Papa per i propri interessi.
Sei o sette anni fa un candidato argentino venne a Messa. Hanno scattato una foto fuori dalla sacrestia e gli ho detto: “Per favore, non la usare politicamente”. “Può star tranquillo”, mi ha risposto. Una settimana dopo, Buenos Aires fu tappezzata di quella foto, ritoccata per far sembrare che si trattasse di un’udienza personale. Sì, a volte mi usano. Ma noi usiamo Dio molto di più, quindi sto zitto e vado avanti.
Deve anche essere difficile il fatto che venga calibrata ogni parola che lei pronuncia.
A volte lo fanno con un’ermeneutica previa a ciò che ho detto, per portarmi dove vogliono che vada. “Il Papa ha detto questo”… Sì, ma l’ho detto in un determinato contesto. Se la si toglie dal contesto significa un’altra cosa.
Nessun Papa ha mai fatto conferenze stampa o interviste parlando così liberamente.
I tempi cambiano.
Quale regalo chiederebbe per questo Natale?
La pace nel mondo. Quante guerre ci sono nel mondo! Quella in Ucraina ci tocca più da vicino, ma pensiamo anche al Myanmar, allo Yemen, alla Siria, dove si combatte da tredici anni…