di francesco de rosa |
È stato presentato, appena pochi giorni fa, il Rapporto Coop 2020 sui consumi e sugli stili di vita degli italiani che ci arriva da un importante osservatorio sugli andamenti degli italiani, le scelte, il loro potere d’acquisto. Quest’anno particolarmente atteso vista la questione del covid e l’attenzione sulla situazione che si è venuta a creare dopo lo shock della pandemia da cui è nata la più grande recessione dal secondo dopoguerra su scala globale. Il Covid ha fatto volare in fumo ben 12.500 miliardi di dollari di Pil mondiale in un anno. In mezzo a questo disastro anche per l’Italia le ultime previsioni si sono attestate ad un -9,5% ma che sarà certamente di più. Solo nel 2023 (per i più pessimisti nel 2025) il nostro Paese ritornerà ai livelli precedenti. Ci siamo lasciati alle spalle un’estate dal “rompete le righe” ma l’economia non può assolutamente tornare ai ritmi ed ai consumi di prima. La gente ha paura del futuro. Di quello che può accadere. E se anche molti contano sul vaccino che sarà di certo un volano per la ripresa, preoccupano molto quegli otto milioni di italiani che dichiarano di non volersi vaccinare o di voler attenderne gli esiti. Così la strada del ritorno alla normalità pre/covid sembra ancora lunga e tortuosa. Non incoraggia ciò che sta avvenendo in queste settimane di settembre nei maggiori paesi europei quali Francia, Germania, Spagna dove la diffusione del virus aumenta di nuovo.
Se tutto dovesse di nuovo precipitare nel vecchio continente c’è già chi prevede uno spostamento a Oriente del baricentro economico e geopolitico del mondo nonostante lo shock del Covid abbai costretto i 27 Paesi membri dell’Ue a ricompattarsi, a trovare comuni risposte economiche che possano valere contro qualsiasi shock simmetrico come questo. Di fatto è finita l’austerity e si è messo già mano ad un piano di rilancio che interesserà ovviamente anche l’Italia. Il Recovery Fund sarà cosa concreta nei prossimi mesi. Intanto gli italiani più in difficoltà trovano conforto negli ammortizzatori sociali già messi in campo dal Governo ma restano, ancora oggi, secondo il Rapporto, i più pessimisti d’Europa. Essi registrano, con gli spagnoli, il peggioramento più marcato delle proprie condizioni di vita rispetto all’anno precedente, il 2019. Non andrà meglio nel prossimo anno se le ultime previsioni confermano un recupero, nel 2021, solo della metà dei posti di lavoro che si si stanno perdendo, di fatto, nel 2020. Il Rapporto dice che “il 38% pensa di dover far fronte, nel 2021, a seri problemi economici e tra questi il 60% teme di dover intaccare i propri risparmi o di essere costretto a chiedere un aiuto economico a Governo, amici/parenti e banche. A farne le spese sono soprattutto le classi più fragili, i giovani e le donne, mentre c’è un 17% di italiani che prevede nel 2021 un miglioramento delle proprie condizioni economiche (si tratta prevalentemente di uomini dell’upper class)”.
La pandemia ha cambiato gli stili di vita degli italiani portando la massima incertezza rispetto agli andamenti temporali abituali. Oggi c’è l’Italia e gli italiani che rinunciano a molte cose mentre l’arretramento del Pil procapite ritorna ai livelli di metà anni ’90. La spesa dei viaggi è tornata a com’era 45 anni fa e cioè ai livelli del 1975. I consumi fuori casa (cene e molto altro) sono arretrati di tre decenni. L’Italia che può fare un salto in avanti invece velocizza dinamiche già in essere, ma mai così rapide ed è quella dello smartworking (+770% rispetto a un anno fa), dell’e-grocery (+132%), della digitalizzazione a tappe forzate non solo nella sfera privata ma finalmente anche nelle attività professionali (lavoro ma anche didattica, servizi, sanità) che genera una crescita stimata di questo segmento di mercato pari a circa 3 miliardi tra 2020 e 2021.
Il Rapporto ha numeri incontrovertibili sui nuovi nati. L’Italia potrebbe arrivare nel 2021 a perdere 30.000 nascite scendendo così sotto la soglia psicologica dei 400.000 nati in un anno e anticipando di quasi un decennio il ritmo della denatalità. Si rinuncia per la paura e l’incertezza ad avere un figlio poiché l’emergenza sanitaria è per il 36% dei nostri giovani (18/34 anni) a fronte ad esempio di un 17% dei francesi e addirittura di un 14% dei tedeschi. Diminuiscono matrimoni, trasferimenti, acquisti di case. Le nuove attività finiscono tra i progetti rinviati o persino cancellati per un totale dell’84% di italiani.
Per il Rapporto “si vive sospesi in una bolla, iniziata con il lockdown ma che continua anche adesso”. Così si mangia più spesso tra le mura domestiche (il 41% prevede di ridurre la spesa prevista nel prossimo anno alla voce ristoranti). Ma anche, ci si diverte di meno. IL 44% dice che nel 2021 ridurrà la spesa per intrattenimenti fuori casa. Di conseguenza si incontrano amici e familiari a casa propria o a casa loro”. Tra gli italiani 3,5 milioni di italiani durante il lockdown o subito dopo hanno acquistato un animale da compagnia e 4,3 milioni pensano di farlo prossimamente. Infine l’uso l’uso dei social è diventato prioritario, cruciale, condizionante ancora di più. Un ambito dove notizie “chiuse” e autoreferenziali, diventano il terreno fertile di una cattiva informazione e di tutte le tantissime fake news di cui i social sono pieni. Privi di un confronto sociale vero, ampio e completo il 30% degli italiani nel 2021 saranno costretti ad aumenterà il tempo trascorso su internet e per il 19% quello vissuto sui social a caccia di aggiornamenti.