di dimitri antelopulos | Andammo presto quel mattino che l’alba apriva appena il giorno. Lui le foto, la sorella maggiore (che nel sangue ha le stesse passioni e la stessa maestria) doveva filmare squarci inediti, un’altra angolazione. Io avevo il compito di mantenere il campo dei contenuti che sarebbero venuti, le domande, le curiosità, il canovaccio principale. Andammo a fare più di cinquecento chilometri quel giorno se metto assieme l’andata ed il ritorno a casa. Una squadra nasce sul campo. Si compone d’istinto. Mette assieme i talenti. Anche quelli che stanno appena nascendo ma che vedi già davanti a te. Avevo visto allo stesso modo la sorella quando aveva la sua stessa età con lo stesso identico entusiasmo, la stessa leggerezza, la stessa voglia di capire un mestiere, seguire l’inclinazione che sta dentro. Ora con noi c’è anche lui che non ha nemmeno dieci anni ma ha già la voglia di farsi apprezzare da coloro che l’osservano fare. Scatta foto che sembrano pensate da sempre. Il taglio giusto, la giusta inclinazione, lo spazio uguale tra la parte di sopra e quella di sotto.
Quel giorno andammo in riva al mare sotto un cielo che prometteva pioggia all’improvviso. Nuvole grigie e cumuli nembi. Ci sono posti che cambiano scena quando il cielo è grigio ma sono belli in un modo diverso. Il mare d’inverno è persino nelle canzoni un posto di meraviglie e di pensieri. Intanto, il bambino ed il mare si sono incontrati e dalle foto c’è da giurare che si sono detti molte cose. Mi piaceva condividere in rete tutti gli scatti di una giornata d’emozioni che son passate per intero dentro gli scatti e gli occhi di un bambino. Nemmeno dieci anni ma dentro l’infinito.